Senza preavviso Berlusconi ha convocato l'ufficio di presidenza Pdl per sancire il ritorno a Forza Italia. Alfano è con le spalle al muro“
ROMA - Lo scontro finale è arrivato: l'epilogo è incerto, ma vicino. Dopo giorni di tradimenti e smentite, più o meno vere, è arrivata la resa dei conti. E' Silvio contro Angelino: falchi contro colombe, lealisti contro ministeriali. La sensazione è che da oggi una delle due correnti due sarà "out", fuori. E la stessa sorte toccherà allo sconfitto. Tutto passerà dall'ufficio di presidenza del Pdl convocato, senza preavviso, per le diciassette di oggi.
Nell'idea di Silvio al termine della riunione, il Popolo della Libertà avrebbe dovuto essere poco più che un ricordo: il futuro sarebbe stato, o forse sarà, tutto della nuova Forza Italia.
Il che non significa soltanto il passaggio da un partito all'altro, ma anche l'azzeramento di tutte le cariche attuali nel partito. Ed è qui che tutta l'ostilità degli "alfaniani" viene fuori.
Abbandonare il Pdl, e le loro cariche, non convince i ministeriali. Perché saltare nel buio ora che nulla è ancora pronto?. Allora, è partita la contro offensiva. Dopo l'incontro tra Alfano e i ministri Pdl con Berlusconi, il gruppetto è tornato a Palazzo Chigi per elaborare la strategia. Alla fine la scelta dovrebbe essere stata "boicottaggio", sancito da una raccolta firme, con il vicepremier che pare non dovrebbe partecipare all'ufficio di presidenza. Tutto per convincere il Cav ad accettare quanto meno un rinvio: in caso contrario sarà "guerra".
"Rivolgo un appello al Presidente Berlusconi a rinviare l'odierno Ufficio di Presidenza del partito in quanto possibile fonte di divisioni - si è schierato Formigoni - L'organismo, infatti, pur formalmente corrispondente alla lettera statutaria, non riflette nella sua composizione né la storia né l’attualità del nostro movimento politico, tanto nella dimensione politica quanto in quella istituzionale".
Ma, raccolte firme e preghiere del Celeste a parte, l'unica speranza per Alfano e soci è che Berlusconi faccia un passo indietro. Numeri alla mano, infatti, il Cav ha i voti per avere ragione del "rivale". Su ventiquattro membri dell'ufficio di presidenza del Pdl diciannove sono con Silvio, solo cinque con Alfano. Che il delfino tradendo "papà" si sia condannnato a "morte"?