Lecce: Officine Cantelmo grande interesse per Banning poverty
La Campagna – lanciata ufficialmente in chiusura dell’annuale “Marcia per la giustizia Agliana-Quarrata” lo scorso 8 settembre – ha come obiettivo a lungo termine, che l’Assemblea Generale dell’Onu emani una risoluzione per il 2018 (70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani) che dichiari «illegali» quelle pratiche sociali e culturali, quelle istituzioni e quelle leggi che generano e alimentano meccanismi di impoverimento e di esclusione a livello locale e globale. Perché, si legge ancora nei 12 punti, poveri non si nasce ma si diventa: «La povertà è una costruzione sociale, ossia nasce all’interno di regole del gioco squilibrate, in contesti dove la disuguaglianza diventa un dato acquisito e parte strutturale delle stesse istituzioni che garantiscono diritti ineguali ai diversi gruppi sociali. Infatti, denuncia la Campagna, «l’impoverimento è figlio di una società che non crede nei diritti alla vita e alla cittadinanza per tutti, né nella responsabilità politica collettiva per garantire tali diritti a tutti gli abitanti della Terra», spiega il Prof. Petrella.
Tra le armi più affilate per creare l’esclusione e la disuguaglianza, al primo posto sembra collocarsi proprio quella gestione dei beni comuni, come l’acqua, per la salvaguardia dei quali si è costituita l’Associazione Monastero del Bene Comune presso la comunità dei religiosi stimmatini di Sezano: «Il “pianeta degli impoveriti” – recita il sesto “principio” – è diventato sempre più popoloso a seguito dell’erosione e della mercificazione dei beni comuni, perpetrata a partire dagli anni ’70».